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Sui passi di Domenico Savio

By 24 Ottobre 2017incontro

Tradizionale passeggiata autunnale sui luoghi salesiani

CASALE – Una bella rappresentanza della comunità del Sacro Cuore di Gesù del Valentino ha rinnovato la piacevole e tradizionale passeggiata autunnale su luoghi salesiani.

Poiché quest’anno si celebra il 175° della nascita di San Domenico Savio e il 160° della morte, per l’occasione è stato scelto come punto di partenza per la passeggiata Mondonio, piccola frazione di Castelnuovo don Bosco, per ripercorrere la straordinaria vicenda umana e spirituale del giovane che, “buona stoffa” che nelle sapienti mani di San Giovanni Bosco, divenne “un bell’abito da regalare al Signore”.

Accompagnati nella conoscenza della storia di questo giovane santo salesiano da don Marco, e dai giovani del Gruppo Missionario dell’Oratorio don Bosco che hanno condotto il rosario missionario lungo il percorso compiuto, i partecipanti hanno potuto gustare le diverse tappe della passeggiata, pregare e riflettere sull’esperienza di diversi missionari le cui figure sono state presentate e tratteggiate lungo il cammino.

A Mondonio, punto di partenza dell’esperienza, ci si è soffermati alla piccola cappella che ha ospitato la salma di San Domenico Savio dalla morte (1857) fino agli inizi del 1900; successivamente si è passati a far visita all’abitazione che ospitò la famiglia Savio dal 1853, nella quale Domenico morì santamente, e infine la scuola elementare frequentata dal giovinetto. Incamminati sulla cosiddetta “strada del Papa”, sistemata nel 1988 in occasione della visita di Giovanni Paolo II ai luoghi natali di Don Bosco, i partecipanti hanno poi sostato alla chiesa di san Pietro, e in località Morialdo alla casa che ospitò la famiglia Savio dal 1843 al 1853, che è stata adibita a casa di accoglienza per gruppi, dove i valentinesi hanno incontrato un altro gruppo di casalesi provenienti dall’Oratorio del Duomo.

Ultima decina del rosario e foto di gruppo ai piedi della Croce sulla collina che sovrasta il Colle don Bosco, meta della gita, e pranzo ristoratore. Nel pomeriggio il gruppo ha potuto visitare il museo etnologico missionario, che trova la sue origini nelle mostre e nelle esposizioni missionarie allestite a partire dalla fine dell’Ottocento e nel corso del Novecento con oggetti portati in Italia per testimoniare la varietà dei contesti geografici, ambientali e culturali con cui i missionari salesiani erano entrati in contatto. Arricchito nel corso degli anni, il museo è divenuto gradualmente testimonianza della presenza e dello sviluppo storico delle missioni salesiane.
La celebrazione dell’eucaristia ha concluso la splendida giornata di famiglia.

Secondo dei dieci figli del fabbro Carlo e di Brigida Gaiato, una sarta, Domenico nacque in una frazione agricola di Riva presso Chieri (San Giovanni di Riva) nel 1842, ma solo un anno dopo si trasferì a Morialdo, frazione di Castelnuovo d’Asti. Nel 1853 la sua famiglia, molto numerosa, con dieci bimbi per lo più morti in tenera età, si spostò a Mondonio, sempre nel comune di Castelnuovo d’Asti: Domenico, per l’intervento del suo professore don Cagliero, parroco di Mondonio, incontrò don Bosco a Morialdo il 2 ottobre 1854. Dopo un breve dialogo, mostrata l’intenzione di diventare sacerdote se avesse avuto la possibilità di studiare, don Bosco decise di farne un suo allievo nell’oratorio di Valdocco, a Torino. Si distinse per l’assiduità ai sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia e per la devozione  all’Immacolata Concezione (il cui dogma fu proclamato da papa Pio IX nel 1854). Nell’estate del 1856 scoppiò un’epidemia di colera, e don Bosco radunò quarantaquattro giovani per soccorrere gli ammalati. Domenico si distinse fra i volontari, non riportando, come promesso da don Bosco alcun danno. Successivamente la sua salute cagionevole cedette alla tubercolosi e morì, non ancora quindicenne, il 9 marzo 1857 fra le braccia dei genitori.

Domenico Savio scrisse a Don Bosco un biglietto: “Mi aiuti a farmi santo?”. Il sacerdote gli rispose con i cosiddetti “segreti della santità”: allegria, impegno nei doveri di studio e di preghiera, fare del bene.

A sette anni ricevette la Prima Comunione, per la quale scrisse alcune righe nelle quali riassumeva il suo progetto di vita: mi confesserò molto sovente e farò la comunione tutte le volte che il confessore me lo permetterà. Voglio santificare i giorni festivi. I miei amici saranno Gesù e Maria. La morte ma non peccati.

Don Bosco ne scrisse la Vita e nel 1933 la Santa Sede ne riconobbe le virtù eroiche.
È stato proclamato beato il 5 marzo 1950 da Pio XII, che lo ha poi canonizzato il 12 giugno 1954.